Ortoterapia - Giardino Botanico Spinarosa

Spinarosa
Vai ai contenuti
L’ortoterapia: perché il giardino può essere terapeutico. (*)
Mettere le mani nella terra, il lavorare con le piante per hobby all’interno di un giardino, può essere terapeutico nel senso della produzione di una sensazione di benessere forte e profondo, di buona salute e di equilibrio psicofisico e nel senso della trasformazione di alcuni elementi del giardino e della sua fruizione in strumenti terapeutici specifici per definite patologie.
Tutti noi conosciamo, a volte per esperienza diretta, il potere rilassante delle attività di giardinaggio. Tuttavia, il potere curante del giardino si stende sino a decretare l’esistenza di veri propri Giardini Terapeutici (con una funzione terapeutica specifica per singole patologie) come i Giardini Alzheimer, spesso all’interno di case di riposo (progettati con particolare attenzione alle problematiche spaziali, cognitive, emotive e motorie dei pazienti; quindi, recintati, senza ombre forti, in grado di disincentivare il girovagare afinalistico e con lo scopo di stimolare memoria e sensi e di ridurre l’uso di farmaci) e come i Warden Garden, simili ai Giardini Alzheimer, per il trattamento di pazienti affetti da demenza (Detweiler  et al 2008).
 
 
La terapeuticità del giardino si fonda si fonda sul fatto contatto uomo-natura porta al miglioramento del benessere mentale e psicologico e al recupero dallo stato di stress psicofisiologico (Staats et al., 1997): l’impegno per prendersi cura delle piante diventa impegno per prendersi cura di noi. Il mondo naturale (cioè, la connessione uomo-pianta che si attiva occupandosi delle piante) ha un forte potere rigenerativo-riparatore.
 
 
Le teorie esplicative a questo proposito sono: la Teoria della Riduzione dello Stress di Ulrich (Ulrich et al. 1991) e la Teoria della Rigenerazione dell’Attenzione di Kaplan. (Kaplan e Kaplan 1995). Esse sono considerate complementari.
 
La Teoria della Riduzione dello Stress sostiene che gli scenari naturali riducono lo stress mentre quelli costruiti tendono ad ostacolarne il recupero. Secondo Ulrich gli uomini sono fatti per vivere nella natura e la società attuale è un ambiente per noi innaturale e che facilmente ci porta allo stress. L’ ambiente naturale ci infonde un senso di sicurezza al contrario dell’ambiente costruito che ci fa sentire poco sicuri, stressati e può portarci anche a reazioni fisiche negative quali sbalzi di pressione, pulsazioni accelerate, sudore, tensione muscolare e squilibri ormonali.  Lo studio più famoso di Ulrich (Ulrich, 1984), che ha influenzato la progettazione di ospedali e luoghi di cura, durato dieci anni, ha evidenziato che i pazienti in ospedale che godevano della vista di alberi attraverso la finestra avevano un periodo di ospedalizzazione susseguente all’intervento più breve e necessitavano di dosi di antidolorifici inferiori, specialmente nei giorni tra il 2° e il 5° dopo l’intervento, rispetto ai degenti la cui unica visione era una parete con mattoni a vista. Il risultato venne replicato in un ospedale coreano in cui i pazienti, dopo l’operazione, erano assegnati a stanze con o senza vasi di piante. I risultati mostrarono che i pazienti in stanze con piante sperimentavano degenze ospedaliere più brevi e avevano bisogno di minori interventi di medicazione post-operatoria rispetto a coloro che erano ricoverati in una stanza senza piante. A distanza di trent’anni questa è ancora considerata una delle ricerche più rilevanti sull’argomento.
 
Secondo i Kaplan prestare attenzione alla natura è rigenerativo per la mente quando nella relazione tra essere umano e ambiente avviene la combinazione di quattro caratteristiche (Kaplan e Kaplan, 1989):
  1. Il fascino o la capacità      di un ambiente di affascinare, di elicitare l’attenzione involontaria, in      altre parole, di attirare l’attenzione spontaneamente senza sforzi      cognitivi. È la componente principale del processo rigenerativo e il      passaggio fondamentale per recuperare dalla fatica mentale (Berto, 2005;      Kaplan, 1995).
  2. Il sentirsi lontani da ciò che ci opprime,      dall’ambiente causa di stress e la distanza dai compiti che ci richiedono      attenzione volontaria (le prime due caratteristiche sono connesse: non c’è      senso di fascinazione se non ci si percepisce lontani dall’ambiente      stressante).
  3. Il senso di ampiezza e di connessione, il cogliere la connessione tra      il contesto inteso come una parte di un tutto più grande, in cui tutti i      componenti hanno uno scopo e sono connessi tra loro in un ordine naturale.
  4. La compatibilità tra le      inclinazioni individuali e le caratteristiche dell’ambiente, che si crea      quando un ambiente è adatto a soddisfare gli obiettivi personali e le      inclinazioni della persona.[1]
  5. L’ambiente naturale le possiede tutte insieme molto più frequentemente di un ambiente antropizzato, e quindi, tende a essere molto più efficace nel rispondere alla fatica mentale.
   
 
I temi comuni che emergono nelle ricerche successive alle due teorie, si possono così sintetizzare:
 
     
  • La      disconnessione dall’ambiente naturale in cui ci siamo evoluti produce una      serie di sintomi negativi quali ansia, frustrazione e depressione.
  •  
  • La      riconnessione al mondo della natura procura benefici alla salute,      all’umore, alle relazioni tra le persone e all’intera società.
  •  
  • La      riconnessione funziona anche come modalità di trattamento terapeutico nei      casi di alienazione da sé, dagli altri e dal mondo nei più svariati      contesti.
  •  
  • L’esposizione      alla natura ha un effetto rigenerativo sulle capacità attentive misurate      in termini di performance in compiti impegnativi.
 
 
L’effetto rigenerativo degli ambienti naturali si esplica in ambito affettivo, cognitivo e fisiologico
 
     
  1. Ambito      affettivo, effetti di riduzione della violenza all’interno delle comunità      e dei quartieri, riduzione di eventi vandalici, degrado, graffiti e      criminalità.
  2.  
  3. Ambito      cognitivo, migliori performance attentive, maggiore concentrazione,      riduzione della fatica mentale. Berto et al. (2008) dimostrarono,      misurando i movimenti degli occhi alla visione di paesaggi di tipo      diverso, che le visioni definite ad alta capacità ristorativa richiedevano      minore sforzo attentivo.
  4.  
  5. Ambito      fisiologico, più elevata velocità di normalizzazione dei parametri      fisiologici dello stress (frequenza cardiaca, tensione muscolare,      conduttanza cutanea e pressione arteriosa). Son et al. (2004) registrarono      minore pressione arteriosa e frequenza cardiaca in pazienti con      schizofrenia durante la visione di piante rispetto alla visione di un      muro. Parsons et al. (1998) fecero un confronto tra persone che      camminavano in una foresta e in un’area urbanizzata: la pressione      sanguigna e la frequenza cardiaca erano minori quando camminavano      nell’area naturale e anche l’ormone cortisolo, che è associato allo      stress, era minore mentre camminavano nella foresta. In un altro studio      (Li, 2010) venne valutato l’effetto di una gita di un giorno in una      foresta esaminando i dati sulla risposta immunitaria e notò che questa era      aumentata mentre erano nella foresta e si mantenne più alta del controllo      anche nei sette giorni successivi. Lo stress del guidatore, misurato      attraverso la frequenza cardiaca e la conduttanza cutanea, può essere      ridotto dal tipo di strada che percorre: le strade contornate da scenari      naturali aumentano il recupero e la abilità di contrastare eventi      stressori (Parsons et al., 1998).
Terapeuticità del giardino e dei lavori orticolturali

 
In Dinamica della terapia orticolturale Relf (Relf, 1981) definisce le funzioni dell’ortoterapia e del giardino terapeutico:
 
     
  1. Integrazione      di fattori psicologici e biologici. Bardach (1975) sostiene che una      attività fisica che abbia a che fare con aspetti della disabilità può      favorire l’integrazione tra corpo e mente. Una persona che non riesce a      stare in piedi da sola ma ha bisogno di sostegno può arrivare ad accettare      meglio la cosa se si dedica a mettere i sostegni alle piante: tocca con      mano altri organismi viventi che hanno bisogno di sostegno e aiuta un      altro organismo vivente a sostenersi.
  2.  
  3. Padronanza      dell’ambiente: un geranio sul davanzale della stanza diventa un segno      della propria individualità in strutture in cui si rischia di sentirsi      tutti uguali, come ad esempio una casa di riposo.
  4.  
  5. Sostituto      del lavoro: l’orticoltura può funzionare come sostituto del lavoro per      persone che non possono più lavorare come prima della disabilità e      conferire alla persona un proprio posto nella società (Levinson, 1964).
  6.  
  7. Senso      di responsabilità nei confronti di un organismo altro: in una ricerca      condotta da Langer e Rodin (1976), un gruppo di anziani in casa di riposo      a cui fu dato l’incarico di prendersi cura delle piante e di prendere      decisioni, dimostrarono un significativo miglioramento nella attenzione,      responsabilità personale e senso di benessere generale rispetto al gruppo      di anziani che affidava le piante e le decisioni allo staff.
  8.  
  9. Creatività:      è uno degli aspetti della persona che vengono più frustrati dalla      disabilità e l’orticoltura offre molteplici possibilità di essere      creativi.
  10.  
  11. Tolleranza      alle frustrazioni: imparare ad accettare le inevitabili delusioni      derivanti dal giardino aiuta il paziente a fronteggiare le frustrazioni      della vita quotidiana.
  12.  
  13. Concentrazione:      in accordo con Kaplan (1973) stare nel giardino induce una sorta di      fascino che alimenta l’attenzione involontaria e favorisce la      concentrazione.
 
 
L’ortoterapia permette di ottenere benefici negli ambiti cognitivo, fisico, psicologico e sociale.
 
Sfera cognitiva Sono stimolati i processi cognitivi temporali, spaziali, verbali, numerici, mnemonici, logici e decisionali attraverso, ed esempio, il progettare un’aiuola, calcolare la profondità e la distanza tra le piante, leggere le istruzioni sulle buste dei semi, ascoltare le spiegazioni su come si eseguono le operazioni di giardinaggio, seminare (quando seminare? quanti semi? a che distanza? quando bagnare?).
 
La stessa immersione in un ambiente naturale riporta a più alti livelli di attenzione e tenuta delle informazioni rispetto ai paesaggi urbani (Ulrich, 1979; Hartig et al., 2003; Tennessen e Cimprich, 1995; Parsons et al., 1998).
 
Sfera fisica Esistono evidenze in letteratura sulla capacità di scenari naturali di favorire il processo di guarigione nei pazienti ospedalizzati (Ulrich, 1984) e di come attività orticolturali facilitino la convalescenza di donne operate al seno (Oh Kyong Ok et al., 2012). Le attività orticolturali e l’immersione in ambienti naturali sono in grado inoltre di abbassare i livelli di cortisolo (Lee et al. 2012) e di ridurre la temperatura cutanea di studenti universitari (Coleman e Mattson, 1985), e abbassare la frequenza cardiaca in pazienti in riabilitazione cardiopolmonare (Wichrowski, 2005). E’ stato misurato un aumento del rilassamento muscolare di soggetti impegnati in attività orticolturali (Mattson, 2011). Le attività orticolturali possono inoltre essere utilizzate per allenare e migliorare la mobilità, la forza muscolare e l’equilibrio, la coordinazione fine, grossa, bilaterale e occhio-mano.
 
Per patologie di tipo neurodegenerativo il fatto di avere una attività fisica quotidiana è estremamente importante anche per imparare a dosare le forze durante lo sforzo fisico ed imparare a gestire la fatica (Blair et al., 2013).
 
In giardino l’asportazione manuale di un parassita come la cocciniglia o la cavolaia può diventare un motivo per esercitare la motilità fine, migliorare la mobilità, la forza muscolare e l’equilibrio, la coordinazione fine, grossa, bilaterale e occhio-mano, per aumentare i tempi di resistenza in piedi, per vincere la stanchezza (grande problema per i malati di SLA e di distrofia muscolare) distraendosi in un’attività svolta in un ambiente che ha le capacità ristorative descritte da Kaplan (1989).
 
Il giardinaggio è anche un’occasione per fare prevenzione: promuove educazione ed abitudine al movimento, alla vita all’aperto, ad una corretta alimentazione, all’utilizzo di prodotti biologici, all’interesse per prodursi da soli il proprio cibo.
 
I pazienti con rilevanti danni cerebrali possono ricevere stimolazioni sensoriali attraverso il confronto tra diversi materiali e consistenze, suoni e odori: l’attività in giardino attiva tutti i sensi e permette di utilizzare al meglio quelli di cui si dispone; la varietà dei materiali, degli odori, dei colori, dei rumori e dei sapori è infinita e in continuo cambiamento.
 
Sfera emozionale Qualsiasi sia il tipo di disabilità o problema del paziente il recupero dell’autostima è un obiettivo trasversale che può passare attraverso la riscoperta delle proprie abilità. Le piante reagiscono rapidamente alla cura dell’uomo e lo ricompensano con la produzione di nuove foglie, fiori e frutti diventando una fonte di stima di sé. Anche l’ottenimento di un prodotto utile per la collettività, come nel caso di ortaggi o di fiori, contribuisce all’autostima del soggetto in quanto partecipe della comunità locale, al cui benessere offre anch’egli un contributo.
 
L’attività in giardino crea un impegno costante con un coinvolgimento crescente perché c’è qualcosa di vivo da controllare e di cui si ha una responsabilità (Matsuo, 1995).
 
Il gesto di piantare una piantina o seminare un seme mette in una prospettiva futura (Gaskins e Forte, 1995).
 
Inoltre coinvolgere i pazienti nel progetto e/o nella manutenzione del giardino, dare uno spazio personale e dedicarsi alla cura o alla coltivazione di una o più piante in particolare, o la possibilità di identificare un’area del giardino nella quale ci si riconosce di più e di cui prendersi cura in modo esclusivo, può aumentare il senso di controllo del paziente (Francis, 1989).
 
In giardino si può sbagliare, gli errori come le imperfezioni fanno parte della natura, di per sé perfetta, così come fanno parte dei comportamenti umani, e si acquisisce una maggiore tolleranza alle frustrazioni o addirittura la capacità di non viverle più come tali. Imparare a convivere con gli imprevisti, invasione di insetti, tempo avverso, grandinate e altri incontrollabili eventi che si possono presentare improvvisamente nell’orto fanno emergere resilienza nelle persone come osservato da Infantino (2004) in donne anziane.
 
Esistono numerosi riscontri in letteratura sul fatto che il giardino e le attività ad esso connesse possono alleviare i sintomi della depressione in situazioni diverse: studi su anziani con demenza (Kang et al., 2010), su adulti tra i 27 e i 65 anni con diagnosi di depressione (Gonzaleg et al., 2011) e in adulti con dolore muscolo-scheletrico cronico (Verra et al., 2012).
 
Il giardino permette anche di cambiare il proprio rapporto con il tempo perché insegna ad accettare i propri ritmi a chi è diventato lento a fare le cose o necessita di ripetere più volte la stessa cosa: in giardino la rapidità si impara nella lentezza e nel rallentamento adeguandosi ai ritmi naturali (Perticari, 1996). I cicli degli elementi naturali, della materia, della vita, per la loro struttura danno sempre la possibilità di inserirsi: un paziente ha bisogno di dimensioni cicliche che ritornino a riprenderlo dove era rimasto, non gli si può proporre nulla di lineare perché sarebbe come riportarlo alle cose perdute, alla malattia e alle sue difficoltà.
 
Le piante, gli alberi, i fiori, i frutti, rappresentano oggetti agevolmente riconoscibili da tutti e i soggetti, ancorché sofferenti di limitazioni psichiche o mentali, possono generalmente relazionarsi in modo immediato con essi, riconoscendoli come normali componenti della realtà.
 
Le attività legate all’orticoltura ed il cibo che con essa si produce attraversano i secoli e fanno parte della storia di ognuno di noi: al giardino o all’orto sono spesso legati momenti significativi della vita passata delle persone quali la produzione di cibo per la famiglia o la condivisione di prodotti con altri (Simson e Haller, 1997).
 
Sfera relazionale e linguistica. L’orto è in grado di aggregare le persone intorno ad un interesse e ad una attività comune diventando un’occasione di contatti sociali (Tenngart Ivarsson e Grahn, 2010), promuovendo alti livelli di attaccamento tra vicini (Bonaiuto et al., 1999) e senso di appartenenza ad una comunità (Kweon et al., 1998).
 
Lavorare in orto permette relazioni reciproche tra natura e persone (Mackenzie et al., 2000).
 
La promozione di relazioni sociali porta al miglioramento della salute e all’aumento del benessere e d’altro canto l’isolamento sociale porta ad un aumento del rischio di mortalità (House et al., 1988).
 
In alcuni programmi in cui i partecipanti vendono i prodotti, i clienti costituiscono un riscontro positivo. La capacità di produrre qualcosa di apprezzato da altri che sono disposti a pagare per averlo, fa spostare i partecipanti dal ruolo di chi ha bisogno di altri a quello di chi dà qualcosa di valore agli altri. Si crea inoltre la possibilità di interazione diretta con il pubblico che riduce l’isolamento sociale nel quale i pazienti vengono non di rado a trovarsi.
 
L’ortoterapia può diventare anche uno stimolo per l’area linguistica e comunicativa (Sarno e Chambers,1997). In particolare in ambito riabilitativo risulta di fondamentale importanza creare le premesse per la motivazione alla comunicazione mediante l’utilizzo del contesto quale opportunità per favorire sia la comprensione che la produzione del messaggio verbale: l’arricchimento lessicale, la comprensione di ordini semplici e via via più complessi, l’uso dei verbi, spesso deficitario nei pazienti afasici, trova un’occasione di stimolazione.
 
 
I punti di forza dell’utilizzo a fini terapeutici dell’orticoltura e del giardinaggio risiedono quindi in alcune prerogative specifiche:
 
     
  • Il      contesto in continua trasformazione permette di evitare lavori ripetitivi.
  •  
  • Il      giardino riporta ai fondamenti della vita e al concetto della ciclicità      della materia.
  •  
  • Il      giardino insegna ad aspettare e a dare valore ai tempi dell’attesa.
  •  
  • Il      giardino insegna che in natura non esistono scarti, tutto ha un valore,      viene recuperato e trasformato.
  •  
  • Il      giardino permette di stare all’aria aperta e alla luce solare.
  •  
  • Il      giardino offre la possibilità di riutilizzare la propria esperienza e le      proprie conoscenze pregresse;
  •  
  • Il      giardino conferisce delle responsabilità e degli impegni rispetto ad      organismi viventi meno impegnativi degli animali.
  •  
  • Il      giardino offre prodotti che non portano i segni della disabilità: le      piante rispondono alla cura che è loro data, non alle capacità      intellettuali o fisiche del giardiniere (Lewis, 1992).
  •  
  • Il  giardino permette di assistere ad un rapporto causa effetto immediato ed      intuitivo.
  •  
  • La  varietà dei materiali, degli odori, dei colori, dei rumori e dei sapori è      infinita e cambia con le stagioni.
  •  
  • Il giardino non richiede investimenti o risorse particolarmente impegnative.
  •  
  • Il  giardino è un’occasione per fare prevenzione, educazione alla salute,      educazione ambientale.
  •  
  • Il giardino offre possibilità di comunicazione e di creazione di nuove      relazioni interpersonali in un contesto che si allontana dal classico      ambiente terapeutico (Mackenzie et al., 2000).
 
 
Infine, l’uso del giardino in contenti psicoterapeutici è facilitato dalla presenza di numerose metafore radicate nel giardino:
 
     
  • Mettere  radici: utilizzato per programmi con i migranti o rifugiati (Sempik et      al., 2005).
  •  
  • In momenti di scarsità idrica la pianta approfondisce le proprie radici più      lentamente e va più in profondità.
  •  
  • Il cambiamento di ambiente può far rivivere una pianta.
  •  
  • Tutti i tipi di fiori bianchi (meno vistosi) sono particolarmente profumati.
  •  
  • I risultati della cura delle piante da parte delle persone dipende dalla      loro dedizione, quindi dalla qualità della relazione.
  •  
  • Potare rami secchi incoraggia una nuova crescita o libera le piante da altre che      le soffocano.
  •  
  • Non tutti i semi ci mettono lo stesso tempo a germinare.
  •  
  • I rifiuti sono preziosi perché fanno crescere altre piante.
  •  
  • La   pianta se ben curata mette radici dove sta bene e cresce.
  •  
  • In  natura le imperfezioni sono normali.
  •  
  • Le  malattie fanno parte della vita della pianta che se ben curata continua a vivere.
  •  
  • Da un rametto insignificante può scaturire fuori un fiore bellissimo.
  •  
  • La variabilità della natura è come la variabilità della vita.
  •  
  • Non  sempre tutto è bello, tutto è in ordine, tutto è sano in un giardino.
  •  
  • Il  ciclo delle piante, delle stagioni, del giardino è come il ciclo della vita umana.
(*)Da:
 
Righetto C., (2019) Il giardino che accoglie, Venezia, Ed, El Squero
 
Bibliografia
 
 
Bardach, Joan., (1975).Some Principles of Horticultural Therapy with the Physically Disabled. Mt. Vernon, Va.: National Council for Therapy and Rehabilitation through Horticulture (NCTRH).
 
Berto, R. (2005). Exposure to restorative environments helps restore attentional capacity. J. Environ. Psychol. 25:249–259.
 
Blair, C. K., Madan-Swain, A., Locher, J. L., Desmond, R. A., de Los Santos, J., Affuso, O., Lipsitz, M. (2013). Harvest for health gardening intervention feasibility study in cancer survivors. Acta Oncologica, (0), 1-9.
 
Bonaiuto, M., Aiello, A., Perugina, M., Bonnes, M., & Ercolani, A. P. (1999). Multidimensional perception of residential environment quality andneighborhoodattachment in the urban environment. Journal of Environmental Psychology, 19, 331–352.
 
Coleman, C.K., Mattson, R.K. (1995).Influences of Foliage Plants on Human Stress during Thermal Biofeedback Training.HortTechnology April-June 1995 vol. 5 no. 2 137-140
 
Detweiler. M. B. MD, MS, Pamela F. M.M. Murphy. MBA, Laura C. Myers. C.M., MT, BC, and Kye Y. Kim.K.Y. MD 2008 Does a Wander Garden Influence Inappropriate Behaviours in Dementia Residents?, American Journal of Alzheimer’s Disease & Other Dementias® Volume 23 Number 1NFebruary/March 2008 31-45 © 2008 Sage Publications10.1177/1533317507309799 http://ajadd.sagepub.com
 
Francis, M. (1989). Control as a Dimension of Public-Space Quality.Human Behavior and Environment Volume 10, 1989, pp 147-172.
 
Gaskins, S., Forte, L. (1995). The meaning of hope: Implications for nursing practice and research. Journal of Gerontological Nursing, 21(3), 17–24.
 
Gonzalez, M.T., Hartig, T., Patil, G.G., Martinsen, E.W. and Kirkevold, M. (2011b), “A prospective study of group cohesiveness in therapeutic horticulture for clinical depression”, International Journal of Mental Health Nursing, Vol. 20 No. 2, pp. 119-29.
 
Hartig, T., Evans, G., Jammer, L., Davis, D., & Garling, T. (2003). Tracking restoration in natural and urban field settings. Journal of Environmental Psychology, 23.
 
House, J.S., Landis, K. L.., Umberson, D.,(1988). Social relationship and health. Science 1988, 241:540-45.
 
Infantino, M.T. (2004). The lived experience of leisure gardening among older women. Abstract, Journal of Womens Health, May 2004.
 
Kang, H. Y., Bae, Y. S., Kim, E. H., Lee, K. S., Chae, M. J., & Ju, R. A., (2010). An integrated dementia intervention for Korean older adults. Journal of Psychosocial Nursing Mental Health Service, 48(12), 42-50.
 
Kaplan, R., Kaplan, S. (1989).The experience of nature: a psychological perspective. Cambridge University Press, Cambridge.
 
Kaplan, R. (1973). Some Psychological Benefits of Gardening. Environment and Behavior. 1973. 5:2:145-161.
 
Kaplan, S., Kaplan, R., (1995).The restorative benefits of nature: Toward an integrative framework.Journal of Environmental Psychology, Volume 15, Issue 3, September 1995, Pages 169–182.
 
Kweon, B. S., Sullivan, W.C.,  Wiley, A. (1998). Green common spaces and the social integration of inner-city older adults. Environment and Behavior, 30, 832-858.
 
Langer, E., Rodin, J. (1976). The effects of choice and enhanced personal reponsibility for the aged: A field experiment in an institutional setting. JPSP, 1976, 191-198.
 
Lee, M.J., Oh, K.O.,  Gang, M.H., Jung, K.S., (2012).Effects of Various Horticultural Activities on the Autonomic Nervous System and Cortisol Response of Mentally Challenged Adults. Asian Oncol Nurs. 2012 Jun;12(2):125131.
 
Levinson, H., (1964). What Work Means to Man. Topeka, Kan.: Menninger Foundation, 1964.
 
Li, Q., Kobayashi, M., Inagaki, H., Hirata, Y., Li, Y. J., Hirata, K., … & Kagawa, T. (2009). A day trip to a forest park increases human natural killer activity and the expression of anti-cancer proteins in male subjects. Journal of biological regulators and homeostatic agents, 24(2), 157-165.
 
Mackenzie, E., Agard, B., Portella, C., Mahangar, D., Barol, J. and Carson, L. (2000). Horticultural therapy in long-term care settings. Journal of American Medical Directors Association 1(2): 69-73.
 
Matsuo, E., (1995). Horticulture helps us to live as human beings: providing balance and harmony in our behavior and thought and life worth living. Acta Hort. (ISHS) 391:19-30.
 
Mattson, R. (2011). Biofeedback evidence of social and psychological health benefits provided by plants and flowers in urban environments. [Italian] Il biofeedback e i benefici sociali e psicologici generati dalla presenza di piante e fiori in contesti urbani. Italus Hortus. 2011. 18: 2, 1-8.
 
Mayer, F.S., Frantz, C.M., Bruehlman-Senecal, E., & Dolliver, K. (2009). Why is nature beneficial?: The role of connectedness to nature. Environment and Behavior, 41(5), 607-643.
 
Oh, K.O., Gang M.H., Jung, K.S. (2012). Effects of horticultural therapy program on state-anxiety, fatigue and quality of life among women cancer survivors. Asian Oncol Nurs 2012; 12: 125–131.
 
Parsons, R., Tassinary, L.G., Ulrich, R.S., Hebl, M.R., Grossman-Alexander, M. (1998) The view from the road: implications for stress recovery and immunization. J Environ Psychol 18:113–140.
 
Perticari, P. (1996). Attesi imprevisti, Ed.Bollati Boringhieri, Torino.
 
Relf, D., (1981). Dynamics of horticultural therapy, Rehabilitation Literature, 42 (5/6), 147–150.
 
Sarno, M.T., Chambers, N. (1997). A horticultural therapy program for individuals with acquired aphasias. Activities, Adaptation and Aging, 22, 81–91.
 
Sempik, J., Aldridge, J. and Becker, S. (2005). Health, Well-being and Social Inclusion, Therapeutic Horticulture in the UK. Bristol: The Policy Press.
 
Simson, S., Straus, M. (1998).Horticulture as Therapy: Principles and Practice, CRC Press, Taylor and Francis Group, Boca Raton FL.
 
Son, K.C., Um, S.J., Kim, S.Y., Song, J.E., Kwack, H.R. (2004).Effect of Horticultural Therapy on the Changes of
 
Staats, H., Gattersleben, B., & Hartig, T. (1997). Change in mood as a function of environmental design: Arousal and pleasure on a simulated forest hike. Journal of Environmental Psychology, 17, 283–300.
 
Tennessen, C.M., Cimprich, B. (1995).Views to nature: effects on attention. J Environmental Psychol 15: 77–85.
 
Tenngart  Ivarsson, C., Grahn, P. (2010). Patients’ experiences and use of a therapeutic garden: from a designer’s perspective. Schweiz Z Forstwes  161 (3): 104–113.
 
Ulrich, R., Simons, R.F., Losito, B.D., Fiorito, E., Miles, M.A., Zelson, M. (1991).Stress recovery during exposure to natural and urban environments. J Environ Psychol 1991;11:201–30
 
Ulrich, R.S. (1979) Visual landscapes and psychological well being, Landscape Research 4 pp. 17 – 23.
 
Ulrich, R.S. (1984). “View Through a Window May Influence Recovery from Surgery.” Science, Vol. 224, pp. 420-421.
 
Verra M.L., Angst, F., Beck T., Lehmann, S., Brioschi, R., Schneider, R., Aeschlimann, A.(2012). Horticultural therapy for patients with chronic musculoskeletal pain. Alt Ther Health Med 2012; 18: 44–50.
 
Wichrowski, M., Whiteson, J., Haas, F., Mola, A., & Rey, M. J., (2005). Effects of horticultural therapy on mood and heart rate in patients participating in an inpatient cardiopulmonary rehabilitation programme. Journal of Cardiopulmonary Rehabilitation, 25, 270–274.
 
 
[1] Negli anni recenti ci sono stati degli sviluppi teorici che hanno perseguito l’obiettivo di capire maggiormente e più a fondo l’esperienza rigenerativa. Una nuova linea di tendenza si fonda sulla connessione profonda con la natura: realizzare di appartenere al mondo naturale e sentirsi emotivamente connessi alla natura attiverebbe dei meccanismi che permetterebbero di beneficiare dei suoi effetti attraverso processi automatici ed inconsci (Mayer et al., 2009)
GIARDINO BOTANICO SPINAROSA
Frazione Fighetto 35
15060 Borghetto di Borbera(AL)
C.F. 92035410064

Statuto dell'associazione
GIARDINO BOTANICO SPINAROSA
Frazione Fighetto 23
15060 Borghetto di Borbera(AL)
C.F. 92035410064
Torna ai contenuti